BES: che cosa sono i Bisogni Educativi Speciali?

Quando parliamo di  BES facciamo riferimento ai Bisogni Educativi Speciali, in cui rientrano tutti gli studenti con bisogno di particolari attenzioni per poter affrontare il percorso scolastico e formativo nel migliore dei modi e secondo un percorso personalizzato ma anche inclusivo;

i Bisogni Educativi Speciali vengono suddivisi in tre macro aree:

- Disabilità

- Disturbi Specifici di Apprendimento e/o Disturbi Evolutivi Specifici

- Svantaggio socio-economico, linguistico o culturale

La normativa di riferimento (Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012) ha lo scopo di tutelare gli alunni con Bisogni Educativi Speciali garantendo loro il diritto di accedere a un apprendimento personalizzato, come previsto dalla Legge 53/2003 ⚖️

Il fine è dunque quello di permettere ai ragazzi di svolgere le attività didattiche secondo le modalità e i tempi a loro più giusti.

In questo articolo affronteremo insieme l’argomento BES, cercheremo di esaminarne alcuni punti, con l’intento di dare informazioni su temi che accomunano molte famiglie, inclusa la formazione scolastica dei figli 👨‍🏫


Ecco una breve rassegna di ciò che troverete nell’articolo ⬇️

  • Che cosa sono i BES?
  • Quali sono i BES?
  • Quali sono le differenze tra BES e DSA?
  • BES, scuola e inclusione


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Che cosa sono i BES?


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Quando parliamo di BES (Bisogni Educativi Speciali) ci riferiamo agli alunni che presentano una condizione di svantaggio tale da rendere difficile l’apprendimento, per cui è necessaria un’adeguata e tempestiva risposta da parte della scuola.

Le problematiche che causano uno svantaggio scolastico sono molteplici e possono essere dovute a situazioni differenti, per questo motivo si distinguono, come vedremo più avanti, diverse categorie di BES.


📌 Cosa sono i BES esattamente?

Quando parliamo di BES, ci riferiamo a una condizione, continuativa o transitoria, che ostacola l’apprendimento dell’alunno e che rende quindi necessarie azioni e adeguate e attenzioni da parte dell’ambiente scolastico, con unico scopo quello di riuscire nel percorso di studi.

Ciò implica il presupposto che ogni alunno sia un attivo protagonista del proprio processo di apprendimento e che la scuola debba tener conto delle sue caratteristiche al fine di garantire una didattica adeguata alle sue capacità 💪

Come già accennato, i BES si dividono in 3 categorie che rispecchiano le diverse condizioni in cui uno o più studenti richiedono un Bisogno Educativo Speciale e sono:

- Disabilità.

- Disturbi Specifici di Apprendimento e/o Disturbi Evolutivi Specifici.

- Svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale.


📌 Quando si introduce il termine BES?

Il termine BES viene introdotto nel 1978 nel Regno Unito con l’emanazione di un documento con cui nasce un nuovo sistema di classificazione degli alunni con difficoltà di apprendimento, con l’intento di sottolineare un bisogno di maggiore supporto da parte della scuola. 

I bisogni educativi erano definiti per ogni soggetto in base al grado di deficit relativo a cinque dimensioni fondamentali dello sviluppo:

- Sviluppo fisico.

- Sviluppo cognitivo.

- Sviluppo del linguaggio.

- Sviluppo sociale.

-Sviluppo emozionale.


Il concetto di Bisogni Educativi Speciali risulta quindi presente fin dagli anni settanta in Europa e in America, nei documenti dell’UNESCO, diventa ufficialmente una categoria internazionale con la Dichiarazione di Salamanca dell’UNESCO del 1994 in cui si afferma che con il termine Bisogni Educativi Speciali ci si riferisce a “tutti quei bambini e giovani i cui bisogni derivano da disabilità oppure difficoltà di apprendimento”.

In Italia si comincia a parlare di Bisogni educativi speciali a partire dal 1998, ma sarà necessario attendere fino al 2012 per una sua ufficializzazione ministeriale con la Direttiva del 27 dicembre.

Dario Ianes, docente di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano, co-fondatore del Centro Studi Eickson di Trento, si concentra molto sui rischi da evitare negli interventi verso gli studenti con Bisogni Educativi Speciali, ad esempio il rischio di essere esclusi e marginalizzati proprio a causa di una classificazione troppo netta e il rischio per questi giovani di essere “etichettati”.

Ianes incentiva, attraverso idee e progetti educativi, il superamento del termine a favore di una educazione più inclusiva 🌈


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Quali sono i BES?


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Vediamo ora nel dettaglio cosa comprendono le singole voci delle categorie di BES sopra elencate.


Studenti con disabilità specifiche: disabilità motorie e disabilità cognitive

Queste condizioni sono certificate dal Servizio Sanitario Nazionale e fanno riferimento alla legge 104/92.

A livello didattico queste difficoltà prevedono la presenza dell’insegnante di sostegno e di un Piano Educativo Individualizzato (PEI).


Studenti con disturbi Specifici: 

- Disturbi Specifici di Apprendimento (dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia)

- ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività)

- Autismo, Funzionamento Intellettivo Limite


Si tratta di situazioni patologiche che esordiscono nell’età dello sviluppo e che vengono diagnosticate dal Servizio Sanitario Nazionale o da specialisti privati 👩‍⚕️ 🩺

La scuola che riceve la diagnosi è tenuta a redigere per ogni studente un Piano Didattico Personalizzato (PDP) e non è prevista la figura dell’insegnante di sostegno.


Studenti con svantaggio socio-economico, linguistico, culturale, emotivo, ...

Questa categoria comprende disturbi legati a fattori socio-economici, linguistici e culturali come la non conoscenza della lingua e della cultura italiana, alcune difficoltà di tipo comportamentale e relazionale, problematiche personali o familiari tali da compromettere il normale percorso scolastico 📚 🚌

Rientrano in questa categoria tutte le situazioni in cui c’è una difficoltà che non implica una diagnosi o in cui è presente un disturbo o una condizione patologica che non è ancora stata diagnosticata.


📌 I bambini plusdotati rientrano nella categoria BES?

Si, ritroviamo nella categoria BES anche i bambini “plusdotati” o con un alto potenziale cognitivo 🤓 ; si tratta di alunni che dimostrano capacità di apprendimento e curiosità molto sviluppate e che necessitano di un percorso didattico personalizzato per essere stimolati in maniera adeguata e affinché il loro talento non si trasformi in comportamenti improduttivi o addirittura dannosi, che spesso generano situazioni di disagio o emarginazione.

Per gli alunni con BES che rientrano in questa categoria, le difficoltà possono essere messe in luce dalla scuola, che osserva lo studente ed esprime le sue considerazioni, o possono essere segnalate dai servizi sociali.


📌 Per gli studenti con svantaggio socio-economico, linguistico o culturale è previsto l'insegnante di sostegno?

Non è previsto l’insegnante di sostegno e la scuola può redigere un Piano Didattico Personalizzato.
Va sottolineato che quando parliamo di “bambini BES” non si sta emettendo una diagnosi e che i Bisogni Educativi Speciali non rappresentano di per sé un’etichetta diagnostica.


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Quali sono le differenze tra BES e DSA?


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Possiamo semplificare la differenza tra BES e DSA dicendo che tutti i bambini con DSA sono anche bambini con BES, ma non tutti i bambini con BES presentano un DSA, poiché, come abbiamo visto, un Bisogno Educativo Speciale può generarsi da condizioni differenti.

Talvolta si pensa che BES e DSA siano la stessa cosa, ma questo non è corretto in quanto all’interno dei BES rientrano anche altre categorie.


Con l’acronimo DSA si fa riferimento ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento, quali:

1. Dislessia, disturbo nella lettura o comprensione del testo.

2. Disortografia, disturbo nell’acquisizione e nell’uso delle regole ortografiche.

3. Disgrafia, disturbo nell’esecuzione del gesto grafico.

4. Discalculia, disturbo nelle abilità matematiche.


Un’ulteriore differenza tra DSA e BES riguarda le normative all’interno del contesto scolastico, così come la necessità o meno di diagnosi, ad esempio un DSA ha bisogno di una diagnosi che ne certifichi l’esistenza, al contrario non tutti i BES ne hanno bisogno (vedi il caso dello svantaggio socio-economico/linguistico).

Inoltre, nel caso di un alunno con DSA la scuola è obbligata a redigere il Piano Didattico Personalizzato ✍️ mentre nel caso di un alunno con BES è a discrezione delle insegnanti la decisione di formalizzare l’adozione di una didattica personalizzata.


📌 Quanto dura il PDP per uno studente con Bisogni Educativi Speciali?

La normativa prevede che nel caso di alunni con BES la validità del PDP sia circoscritta all’anno scolastico di riferimento, mentre nel caso di alunno con DSA la durata del PDP si protrae per diversi anni.


📌 Come la scuola riconosce un BES?

La scuola ha il compito di individuare i casi per i quali è opportuna e necessaria una personalizzazione formalizzata, ossia un PDP (Piano Didattico Personalizzato).


📌 Come riconoscere i Bisogni Educativi Speciali?

Certamente le prime “avvisaglie” arrivano con l’avvento della scuola, di solito l’insegnante e i genitori notano nell’alunno:

- difficoltà di concentrazione anche nelle piccole attività di lettura;

- difficoltà a eseguire semplici esercizi di scrittura;

- ricordare con fatica le prime nozioni di matematica.


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BES, scuola e inclusione


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L’introduzione del concetto di BES è rivoluzionaria, perché mette al centro l’unicità dello studente e sottolinea l’importanza del contesto scolastico e di tutte le condizioni che facilitano l’apprendimento.

L’attenzione crescente ai Bisogni Educativi Speciali e l’introduzione della normativa sui BES va considerata il fiore all’occhiello della didattica italiana e questo dimostra quanto la scuola ha un forte desiderio di creare un ambiente di apprendimento sempre più inclusivo, è più attenta all’unicità degli studenti piuttosto che ai loro deficit.

Tutto ciò costituisce sicuramente per gli insegnanti una grande responsabilità e una grande sfida, ma allo stesso tempo è anche un importante traguardo 🎯

La normativa BES dà agli inseganti l’autonomia di valutare il percorso didattico nell’interesse dei propri alunni in condizioni di difficoltà, mentre per ogni alunno ha valore di tutela, in quanto garantisce di essere adeguatamente supportati nel momento in cui si ha un Bisogno Educativo Speciale.


📌 Com’è una classe inclusiva?

Una classe inclusiva poggia le sue fondamenta su 4 caratteristiche, scopriamo quali: 

1. Collaborazione: il principio dell’inclusione a scuola si concretizza solo in presenza di una forte collaborazione e la scuola inclusiva è una comunità in cui tutti, dirigenti, insegnanti, allievi, personale scolastico, famiglie, enti locali, servizi, diventano parte integrante di un concreto cambiamento culturale metodologico, didattico, organizzativo e strutturale. Solo la sinergia tra tutte queste figure e darà la possibilità di eliminare ogni tipo di ostacolo per guardare verso la partecipazione sociale e l’apprendimento senza lasciare nessuno indietro 😉

2. Progettazione: una didattica inclusiva è una didattica pensata, progettata e pianificata sulla base di variabili individuali, è una didattica capace di essere accessibile a tutti gli allievi e non solo per i BES. La didattica inclusiva si prefigura, dunque, come uno “stile” di insegnamento innovativo e flessibile che facilita la partecipazione, la valorizzazione e il successo formativo di tutti gli allievi.

3. Efficacia: una didattica inclusiva sfida gli insegnanti a sviluppare un vasto repertorio di strategie didattiche considerate efficaci, non solo per allievi con bisogni speciali, ma per tutti.

4. Relazioni ed emozioni: oltre alla dimensione dell’efficacia rispetto a scelte e azioni metodologico-didattiche da compiere, un insegnante inclusivo non può dimenticare la parte delle sue competenze relazionali ed emotive. Numerose ricerche dimostrano quanto l’atteggiamento mentale appropriato degli insegnanti, l’“esserci”, la vicinanza emotiva e la capacità di dare feedback appropriati e positivi agli studenti, siano elementi decisivi per il loro successo scolastico 🏆 e la creazione di un buon clima di classe. 


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Conclusione

Educare presuppone la consapevolezza che ognuno è dotato di capacità di apprendimento differenti e che pertanto può capitare di imbattersi in bambini, ragazzi o anche adulti che hanno bisogni educativi speciali (BES) e che necessitano quindi di metodi educativi speciali.

In questo articolo vi abbiamo parlato delle tre macro aree dei BES, un termine coniato per agevolare il lavoro cooperativo tra scuola, famiglie e servizio socio-sanitario.

I bisogni educativi speciali non vanno intesi come un’etichetta, ma come un valore aggiunto che arricchisca la classe e il bisogno del singolo e per favorire una scuola inclusiva 😄


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Fabia M.